sabato 3 novembre 2018

COME OTTENERE LA SKIN GALAXY

La Galaxy Skin è uno dei Costumi più rari, apprezzati e desiderati da tutti i giocatori di Fortnite. Restano ancora pochi mesi per poter sbloccare la Skin Galassia sul proprio account Epic Games, e questo genera parecchia ansia in tutti gli utenti del Battle Royale che non hanno ancora potuto partecipare alla promozione targata Samsung. Come se non bastasse, nelle ultime ore gli sviluppatori hanno finalmente reso disponibili tutti gli accessori del set Galaxy, che completano così la Skin.

Quali sono gli accessori della Skin Galaxy? Come si fa a sbloccarli velocemente e facilmente? In questa breve guida vi diamo tutte le informazioni necessarie, prima ricapitolando come ottenere la Skin Galassia, poi soffermandoci sui nuovi accessori del set. Preparatevi però a spendere un bel po' di denaro per portarla sul vostro account, e presto capirete il motivo.

Galaxy Skin: come ottenerla

Purtroppo non ci sono molti modi per ottenere la Skin Galassia su Fortnite e per legarla al proprio account Epic Games. L'unica procedura corretta e legale è quella di partecipare alla promozione Samsung, ovvero acquistare un dispositivo a scelta tra il Samsung Galaxy Note 9 e il Samsung Galaxy Tab 4. In seguito dovrete scaricare Fortnite per android e quindi eseguire il log in con il vostro account: dopo tre partite sbloccherete la Galaxy Skin.

Ecco la procedura corretta per sbloccare la Galaxy Skin.
  • Acquistare un dispositivo a scelta tra Samsung Galaxy Note 9 e Samsung Galaxy Tab 4
  • Scaricare Fortnite per android (gratuitamente)
  • Eseguire il log in con il proprio account Epic Games
  • Giocare tre partite qualsiasi sul dispositivo
  • Attendere tra le 24 e le 48 ore l'arrivo della Skin Galaxy

lunedì 5 febbraio 2018

Suicidemouse.avi

Suicidemouse.avi



Qualcuno di voi ricorda quei cartoni di Topolino degli anni '30? Quelli che sono stati rimasterizzati su DVD pochi anni fa? Ecco, ho saputo che fra questi, ne esiste uno che non è mai stato pubblicato nè rilasciato a qualcuno, neanche ai più avidi fans Disney.
Secondo le fonti, non è nulla di speciale. È solo un loop continuo di Topolino che cammina davanti a sei palazzi, il tutto si ripete per circa due o tre minuti prima di chiudersi in dissolvenza. Invece delle graziose musichette che ci si aspetterebbero, la melodia di questo cartone non è affatto una canzone: ci troviamo infatti ad ascoltare un loop continuo di accordi dissonanti, pestati su un pianoforte per un minuto e mezzo, per poi trasformarsi in rumore di statico per il resto della pellicola. Quello non era il solito vecchio e allegro Topolino che abbiamo tutti amato, Topolino non ballava, né tantomeno sorrideva: si limitava a camminare, come se io o te stessimo camminando, con una normalissima espressione stampata sul volto. Ma per qualche ragione, la sua testa dondolava da un lato all'altro, donandogli un aspetto afflitto.
Fino a circa uno o due anni fa, tutti credevano che dopo questi due minuti il filmato terminasse, dissolvendo in nero e terminando.


Mentre Leonard Maltin (ndr: un celebre critico cinematografico statunitense) stava recensendo il cartone animato, per poi collocarlo fra le serie complete, decise che era troppo scadente per essere pubblicato in DVD. Ne voleva comunque una copia digitale, poichè restava comunque una delle creazioni di Walt. Quando riuscì ad ottenerne una copia digitalizzata sul computer, notò un fatto particolare: il cartone animato durava 9 minuti e 4 secondi.
Quello che segue è esattamente ciò che la mia fonte mi ha inviato tramite e-mail (è un assistente personale di uno dei più alti dirigenti della Disney, e anche conoscente dello stesso Mr. Maltin).


"Dopo che termina nella schermata nera, il video rimane tale fino al sesto minuto, quando la scena ritorna su Topolino che cammina. Il sottofondo musicale era diverso questa volta: era un mormorio. Non erano parole, ma assomigliava di più ad un pianto gorgogliato. Mentre il rumore diveniva più indistinguibile e forte nel corso del minuto successivo, l'immagine cominciava a diventare strana. Il marciapiede cominciava ad andare in direzioni che sembravano impossibili, basandosi sulle proprietà fisiche della camminata di Topolino, mentre il viso affranto del topo cominciava ad arricciarsi lentamente in un sorrisetto compiaciuto.
Al settimo minuto, il mormorio si trasformò in un urlo raccapricciante (quel tipo di urlo doloroso da sentire) e l'immagine si face più oscura. Stavano comparendo colori, che al tempo non erano ancora possibili. La faccia di Topolino stava iniziando a cadere a pezzi: i suoi occhi rotolarono sotto al suo mento come biglie in una boccia per pesci, e il suo sorriso arricciato puntava verso l'alto sul lato sinistro del suo viso.
I palazzi divennero macerie fluttuanti a mezz'aria e il marciapiede stava ancora procedendo in modo impossibile in direzioni deformate, alcune sembravano addirittura inconciliabili con quelle che noi, come umani, annoveriamo fra le possibili direzioni.
Mr. Maltin, turbato, lasciò la stanza. Mandò un impiegato a finire la visualizzazione del video, con l'ordine di prendere nota di tutto ciò che avrebbe visto fino all'ultimo secondo della pellicola. Successivamente l'impiegato avrebbe dovuto riporre il cd del cartone animato in cantina.
Quell'urlo distorto durava fino a pochi secondi dopo l'ottavo minuto, quando improvvisamente la scena si restrinse sulla faccia di Topolino, al posto dei normali titoli di coda che si trovano alla fine di ogni video, con un sottofondo musicale che ricordava il suono di un carillon rotto. Questa andò avanti per circa trenta secondi, e non sono riuscito ad ottenere nessuna informazione su quel che avveniva in questo lasso di tempo.
Da un agente della sicurezza che lavorava per me e che era di pattuglia proprio fuori da quella stanza, mi è stato riferito che dopo l'ultimo fotogramma l'impiegato, impallidito, uscì di fretta quasi inciampando. Successivamente disse per sette volte "La vera sofferenza non è ancora conosciuta", prese la pistola della stessa guardia e si suicidò.
Ciò che sono riuscito a sapere da Leonard Maltin è che l'ultimo fotogramma del video riportava un frammento di testo in cirillico, che approssivamente significava: "Le viste dell'Inferno riportano dentro chi le vede."
Per quello che so, nessun'altro ha visto il video, ma ci sono state dozzine di tentativi di recuperare il file su Rapidshare da parte di chi lavorava negli studi cinematografici, tutti quanti sanzionati dall'immediata sospensione dal lavoro di chi ci provò.
Ancora non si è certi sul fatto che sia possibile trovarlo online o meno, ma se le voci che ho sentito sono esatte, è reperibile da qualche parte nel Web con il nome di "suicidemouse.avi".
Se mai riuscissi a trovarne una copia, voglio che tu non lo guardi mai, ma mi telefoni immediatamente, senza tener conto dell'ora. Quando una morte all'interno della Disney viene coperta in questo modo, significa che dietro ci dev'essere qualcosa di enorme.


Attendo notizie,
TR."

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L'ossessione del blogger

L'ossessione del blogger


 
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Erano gli albori del blogging, gli anni in cui, se ciò che si scriveva era davvero interessante, i blogger potevano sul serio dire la propria e far sì che, tale opinione, venisse seriamente presa in considerazione nella vastità della rete. Esisteva un blogger, tale Bertrand Rousseau. Bertrand, come di certo avrete intuito, era un blogger francese la cui ossessione era, appunto, quella di spiccare su tutti gli altri. Gestiva, mi pare di ricordare, un blog politicamente impegnato che si occupava principalmente di temi scomodi e delicati della propria nazione, la Francia. Ora, indubbiamente, i contenuti delle sue pagine erano qualitativamente molto alti, e ciò che diceva era, chiaramente, frutto di approfondimenti e ricerche a proposito delle tematiche trattate. Ma Bertrand aveva un grande difetto. La superbia, che si sa è uno dei peggiori vizi capitali. L’ossessione del blogger era quella di smascherare, e per questo eccellere, le ingiustizie socio-politico-culturali del proprio paese ad ogni costo, senza tenere minimamente in considerazione l’opinione altrui ritenendola anzi, a parer suo, inferiore.
Questo era il motivo fondamentale per cui il suo blog faticava a decollare. Questa superbia aveva spinto il blogger a provare, infine, uno smodato odio nei confronti di coloro, che a differenza sua, avevano ottenuto riscontri positivi con le proprie rubriche online. L’invidia di Bertrand era tale che aveva finito con lo screditare i propri colleghi, con articoli colmi di risentimento e menzogne ai danni dei diretti interessati. Bramava a tal punto essere riconosciuto come icona di autorevolezza nel proprio campo che una sera, prima di coricarsi, dopo un’intera giornata trascorsa ad argomentare i propri articoli, questo lo portò a desiderare ardentemente di divenire il più grande nel proprio campo, a qualsiasi condizione. Bisogna fare a questo punto una doverosa distinzione, però, sui desideri che vengono espressi. Esistono desideri "buoni" e sono quelli in genere mossi da nobili intenti e richieste, e desideri "meno buoni" che solitamente vengono formulati per il proprio unico ed esclusivo tornaconto personale.
L’esistenza del blogger trascorse, nei mesi successivi, più o meno tranquillamente fin quando, un bel giorno, iniziò a riscontrare picchi sempre più frequenti di visualizzazioni, commenti e quant’altro concernesse i propri articoli. Nel giro di poco più di un anno l’ossessione del blogger era divenuta realtà. Ciò non fece che accrescere la smodata considerazione che l’uomo aveva di sé. Divenuto, il proprio, un blog di autorevole fama, Bertrand si vide costretto ad aprire una vera e propria redazione e ad assumere alcuni aiutanti alle proprie dipendenze, nel tentativo di far fronte alla richiesta sempre maggiore di materiale da parte dei fruitori del suo blog. I dipendenti venivano, però, trattati alla stregua di schiavi. Erano sottopagati e costretti ad orari di lavoro indecenti, i poveretti, inoltre, faticavano mesi nel tentativo di ricevere quanto gli spettasse. Nonostante l’aumento costante degli introiti generati dal Blog, Bertrand sembrava, talvolta, non volersi privare di un solo centesimo, ed i suoi dipendenti si vedevano costretti a dover lottare, sempre più frequentemente, contro la crescente avarizia del proprio datore di lavoro.
A completare il quadro generale andava aggiungendosi il fatto che l’uomo, ormai, era divenuto vittima della propria accidia, non dedicava più tempo alla scrittura degli articoli lasciando che il lavoro venisse svolto da coloro che figuravano sul suo libro paga, prendendosene, tuttavia, l’intero merito. La situazione andava precipitando e, per alcuni dei suoi aiutanti, l’intero modus operandi di Bertrand era divenuto insostenibile. Tant’è che un giorno scoppiò una violenta lite, tra uno dei suoi "aiutanti" ed il proprio datore di lavoro, che culminò in una reazione sconsiderata da parte dell blogger. Si dice che la frase che scatenò l’indignazione dell’uomo fu qualcosa di simile a questo: «Passi ormai tutto il tempo ad ingozzarti e a bere, mentre noi sgobbiamo come muli! Sei ormai schiavo della tua stessa ingordigia morale e materiale!»
Era troppo, chi poteva permettersi di rivolgersi in tale maniera al grande Bertrand Rousseau?! Lui era l’unico e vero artefice del proprio successo, nessun altro eccetto lui era in grado di stabilire cosa dovesse essere fatto ed in che modo!
In un eccesso d’ira il capo della redazione prese il primo oggetto che gli capitò a tiro, un ferma carte in ottone per la precisione, e lo scagliò in direzione del proprio sottoposto. Lo mancò di pochi centimetri, ma l’uomo indignato e schifato dal gesto di Bertrand abbandonò l’ufficio senza farvi mai più ritorno. Voglio spendere, a questo punto del racconto, alcune parole sulla figura di Bertrand Rousseau. Il blogger non è mai stato ciò che si userebbe definire "di bella presenza". Alto poco più di un metro e settanta centimetri con la propria calvizie incipiente, ed il pessimo carattere, era molto lontano da risultare attraente nei confronti del gentil sesso. Ma si sa, la fama e la ricchezza sono solite spalancare un discreto numero di porte sui vizi terreni tra cui, per l’appunto, anche quello della lussuria.
Invitato ad un ricevimento per pochi "intimi", Bertrand non mancò di cadere anche nell’ultimo peccato capitale. Circuito da una splendida e giovane donna, dopo alcuni bicchieri di troppo, si ritrovò nell’appartamento di lei. A quanto aveva lasciato intendere, la ragazza, si sarebbe sì trattenuta in sua compagnia, ma l’avrebbe fatto previo compenso. Cosa importava? Era o no uno dei più autorevoli blogger dell’intera Francia e forse d’Europa? Di certo i soldi non gli mancavano, ma un piccolo e fugace lampo gli balenò per la mente. Tale lampo, per l’appunto, non fu che un fugace baluginio di dubbio nella testa dell’uomo che, infine, si abbandonò ai piaceri della carne. Si suol dire che, in determinate circostanze, gli esseri umani di sesso maschile non dispongono di sufficiente sangue da permetterne l’afflusso a due ”organi” contemporaneamente. Mai si riscontrò caso più lampante di questo. Mentre la figura della ragazza si muoveva sul corpo di Bertrand, l’uomo, all’apice del proprio orgasmo, vide lentamente dissolversi il volto della giovane donna e tutto l’ambiente circostante. Non capacitandosi di cosa stesse succedendo d’improvviso si ritrovò nella propria stanza da letto, a casa sua. Era, tuttavia, in compagnia di qualcuno. Certo non in piacevole compagnia, come qualche istante prima, ma di certo non era solo, ed ora (vi assicuro) l’intero sangue affluiva correttamente in un solo grande organo, situato poco dietro i propri occhi.
Un distinto signore, sulla quarantina, di bella presenza avvolto in un pregiato abito di sartoria nero come la notte, era seduto a gambe accavallate su di una poltrona, poco distante dal letto in cui Bertrand si era coricato la sera in cui aveva espresso il proprio desiderio. Il fumo di una sigaretta saliva in fiotti densi ed azzurrognoli dalla mano sinistra dello sconosciuto e gli offuscava lievemente il volto, mentre un piccolo sorriso di compiacimento ne rendeva i lineamenti ancor più accattivanti. Aspirò una boccata dalla propria sigaretta e, lasciandone uscire il fumo dalle narici, pose un singolo quesito al blogger. Il tono cortese ed affabile: «Dunque Bertrand, amico mio, ci ritroviamo. Come ti è parsa la vita costellata dalla fama e dal successo, che tanto bramavi?». Incredulo, il povero Rousseau non si rese capace, su due piedi, della propria situazione motivo per cui, l’estraneo, giunse in soccorso del poveretto aggiungendo: «Non era forse ciò che avevi chiesto? Ciò che, giustamente, credevi di meritare? Infine ti è stato accordato. A quanto pare però, purtroppo, non sei stato capace di meritarlo… Ma come tu ben sai, mio prezioso amico, i contratti stipulati vanno, ad ogni modo, rispettati». Per quel che si racconta l’uomo, dall’aspetto distinto e di una bellezza quasi ultraterrena, non diede modo al povero blogger di replicare in alcun modo. Riscosse il suo debito senza bisogno di protrarsi in ulteriori spiegazioni.
Di bertrand Rousseau, ancora oggi, rimane l’involucro vuoto, l’espressione demente ed il vacuo sguardo, nel centro di sanità mentale di Bicêtre nel comune di Le Kremlin-Bicêtre, nei sobborghi meridionali di Parigi. Ma oltre l’involucro del "nostro" Bertrand rimane anche un monito per tutti coloro abbiano letto le sue vicende. Nel desiderare smisuratamente qualcosa bisogna stare molto molto attenti, perché si potrebbe, davvero, venire esauditi.

Smile.jpg

Smile.jpg 



Incontrai di persona Mary E. per la prima volta nell’estate del 2007. Avevo organizzato un appuntamento con suo marito Terence, di 50 anni, per vederla e fare un’intervista. Mary inizialmente accettò, forse perché non ero un giornalista ma più che altro uno scrittore dilettante che cercava materiale per un paio di incarichi assegnatimi dal college poco prima e, se tutto fosse andato secondo i piani, alcuni pezzi per un romanzo.
Programmammo l’intervista in un particolare weekend mentre ero a Chicago per affari non correlati, ma all’ultimo momento Mary cambiò idea e si rinchiuse nella sua camera da letto, rifiutandosi di incontrarmi. Per mezz’ora rimasi seduto con Terence come se fossimo accampati fuori alla camera da letto, ascoltando e prendendo nota mentre lui cercò senza risultati di calmare la moglie. Le cose che disse Mary mi fecero un po’ senso ma coincidevano con il disegno che mi ero fatto della vicenda: nonostante non potessi vederla, potei capire dalla sua voce che stesse piangendo, e il più delle volte le sue obiezioni a parlare con me erano incentrate su un’incoerente diatriba sui suoi sogni/incubi.
Terence si scusò molto quando smettemmo di provare a calmarla, e io cercai di stargli dietro; non ero un reporter in cerca di una storia, ma semplicemente un giovane curioso in cerca di informazioni. Inoltre, pensai a quel tempo, potevo sempre trovare un altro caso simile, se mi fossi messo a cercare risorse su quella storia.
Mary E. nel 1992 era un’operatrice di sistema di un piccolo Bulletin Board System di Chicago, quando incontrò per la prima volta smile.jpg e la sua vità cambiò per sempre. Lei e Terrence erano sposati solo da 5 mesi. Mary è una delle circa 400 persone che videro l’immagine che fu postata come link sul BBS, nonostante lei sia l’unica che abbia parlato apertamente di questa esperienza. Gli altri sono rimasti anonimi, o forse sono morti.
Nel 2005, quando ero ancora alle superiori, smile.jpg fu portato alla mia attenzione per la prima volta grazie al mio fiorente interesse per i fenomeni basati sul web; Mary era la vittima citata più spesso da chi si è a volte riferito a “Smile.dog”, l’essere che sarebbe mostrato da smile.jpg. Ciò che catturò il mio interesse (oltre agli ovvi elementi macabri di questa cyber-leggenda e alla mia inclinazione per questo genere di cose) fu la mancanza assoluta di informazioni, di solito sui fatti a cui la gente non crede esiste ben altro che voci o bufale. È unico perché, anche se il fenomeno è incentrato su un’immagine, questo file non si può trovare su internet; certamente ci sono molti fotomontaggi fatti alla lettera, mostrati più frequentemente su siti come 4chan, particolarmente nella sezione sul paranormale /x/. Si sospetta che siano falsi perché non hanno l’effetto che il vero smile.jpg si dice che abbia, cioè attacchi di epilessia temporanei e un’estrema ansia.
Questa presunta reazione nell’osservatore è una delle ragioni per cui questo spettrale smile.jpg genera un simile disprezzo, dal momento che è palesemente assurdo, anche se a seconda di chi si chiede, la riluttanza a riconoscere l’esistenza di smile.jpg potrebbe essere più per paura che per incredulità.
Né smile.jpg o Smile.dog sono menzionati su Wikipedia, nonostante il sito presenti articoli su altre cose anche più scandalose, come siti shock (hello.jpg) o 2girls1cup; ogni tentativo di creare una pagina che riguardi smile.jpg è subito cancellata da uno dei tanti amministratori dell’enciclopedia. Gli incontri con smile.jpg sono leggende di internet.
La storia di Mary E. non è l’unica; ci sono altre voci non verificate di visualizzazioni di smile.jpg nei primi giorni di Usenet e anche la storia di un hacker che, nel 2002, avrebbe inondato il forum del sito di humor e satira “Something Awful” con un diluvio di immagini di Smile.dog, rendendo circa la metà degli utenti del forum del tempo epilettici. Si dice anche che verso la seconda metà degli anni 90 smile.jpg circolasse su Usenet come allegato di una catena che aveva come soggetto “SORRIDI!! DIO TI AMA!”. Tuttavia, nonostante la grossa esposizione che queste trovate avrebbero generato, ci sono davvero poche persone che ammettono di aver visto smile.jpg e nessuna traccia di file o link è stata mai trovata.
 
Coloro che rivendicano di aver visto smile.jpg spesso dicono che erano troppo occupati per salvare una copia dell’immagine sui loro HD. Comunque, tutte le presunte vittime offrono la stessa descrizione della foto: una creatura simile a un cane (di solito descritta come un Husky siberiano), illuminata dal flash di una macchina fotografica, siede in una stanza buia, l’unico dettaglio visibile sullo sfondo è una mano umana che si estende nell’oscurità sul lato sinistro della foto. La mano è vuota, ma è spesso descritta come se facesse un cenno. Di certo, la maggior parte dell’attenzione è data al cane (o creatura canina, come la definiscono alcune vittime, che dicono di essere più certe delle altre). Il muso della bestia è presumibilmente aperto in un ampio sorriso, mostrando due file di denti, molto bianchi, molto dritti, molto aguzzi, molto somiglianti a quelli umani.


Questa, ovviamente, non è una descrizione data immediatamente dopo aver visto l’immagine, ma più che altro una raccolta di testimonianze delle vittime, che affermano di aver visto l’immagine ripetuta all’infinito nella loro mente, nel momento in cui, nella realtà, erano soggetti ad attacchi epilettici. È stato detto che queste convulsioni sembrerebbero continuare interminabilmente, spesso mentre la vittima sta dormendo, dando vita a incubi piuttosto vividi e disturbanti. Queste possono essere attenuate con dei farmaci, anche se alcuni sono più efficaci di altri.
Suppongo che il trattamento medico di Mary E, non fosse efficace. Ed è per questo che, dopo la mia visita nel suo appartamento nel 2007, iniziai a inviare delle e-mail a scopo informativo a diversi forum — aventi come tema il folklore e le leggende metropolitane —, siti web e Mailing List, sperando di trovare il nome di qualche presunta vittima di smile.jpg, interessata a parlare riguardo alle sue esperienze. Per un po’ non accadde nulla e, a lungo andare, mi dimenticai completamente di questa mia occupazione, dal momento che con l’inizio del nuovo anno scolastico mi ritrovai parecchio impegnato. Mary mi contattò via e-mail, comunque, a inizio marzo 2008.


A: jml@****.com
Da: marye@****.net
Oggetto: Intervista della scorsa estate
Caro Signor L.,
Sono incredibilmente dispiaciuta per come mi sono comportata la scorsa estate, quando Lei è venuto a intervistarmi. Spero che lei capisca che la colpa non è stata sua, bensì di alcuni miei problemi che mi hanno spinto ad assumere l’atteggiamento che ho avuto.
Ho realizzato ora che avrei potuto gestire la situazione in maniera più appropriata e, ad ogni modo, spero che Lei possa perdonarmi. Ai tempi, avevo paura. Vede, per quindici anni sono stata perseguitata da smile.jpg. Smile.dog appare nei miei sogni ogni notte. So che potrebbe sembrare sciocco da dire, ma è tutto vero. L’indescrivibile vividezza dei miei sogni, dei miei incubi, li rende totalmente diversi a ogni sogno che io abbia mai avuto, non mi muovo e non parlo, guardo semplicemente davanti a me e l’unica cosa che riesco a vedere è la scena di quell’orribile immagine. Riesco a scorgere la mano e a vedere Smile.dog. Mi parla. Non è un cane, naturalmente, anche se non sono sicura di cosa realmente possa essere. Mi dice che mi lascerà in pace solo se eseguirò alcune sue richieste.
Tutto ciò che devo fare, dice, è “spargere il verbo”.
Questa è l’esatta frase che ha pronunciato. E so esattamente cosa vuole intendere: vuole che io lo faccia vedere a qualcun altro. E avrei potuto. La settimana dopo un incidente, ho ricevuto per posta una busta, senza l’indirizzo del mittente. All’interno c’era solo un floppy disk da 3 ½ pollici. Senza dover controllare, sapevo esattamente di cosa si trattasse. A lungo pensai a ciò che potevo fare. Avrei potuto mostrarlo a un estraneo, un collega di lavoro… l’avrei persino potuto mostrare a Terence, per quanto l’idea mi disgustasse. E cosa sarebbe accaduto, dopo ciò? Beh, se Smile.dog avesse mantenuto la sua parola, finalmente avrei potuto dormire. Ma se invece mi avesse mentito, cos’avrei potuto fare, allora? Chi può sapere se mi sarebbero accadute cose ancora peggiori, una volta fatto come la creatura aveva detto?
Così non feci nulla per 15 anni, tuttavia tenni il disco nascosto tra le altre cose. Ogni notte, per quindici anni, Smile.dog venne da me durante il sonno, chiedendomi di spargere il verbo. Per quindici anni dovetti tenere duro, malgrado a volte sia stato difficile. Alcune vittime che hanno avuto la mia stessa esperienza smisero di postare nel BBS, dove per la prima volta incontrai smile.jpg; ho inoltre sentito che alcuni di loro si suicidarono. Altri rimasero in completo silenzio, semplicemente scomparendo dalla faccia del web. Loro sono quelli che più mi mettono preoccupazione.
Spero davvero che Lei possa perdonarmi, signor L., ma l’estate scorsa, quando Lei contattò me e mio marito per l’intervista, stavo raggiungendo il limite. Decidetti di dare a lei il floppy disk. Non mi interessava più se Smile.dog stesse mentendo o no, volevo che tutto questo finisse. Lei era un estraneo, qualcuno con cui non avevo alcun legame, e non mi sarei dispiaciuta dopo aver consegnato il dischetto facendole credere che sarebbe stato utile per la Sua ricerca, segnandoLe il destino. Prima che Lei arrivasse, capii ciò che stavo per fare: stavo programmando come rovinare la Sua vita. Non riuscii a sopportare il pensiero e tutt’ora non ce la faccio.
Mi vergogno di me stessa, Signor L., e spero che questo avviso la spinga a non compiere ulteriori ricerche su smile.jpg. Prima o poi potrebbe incontrare qualcuno non tanto debole quanto me, ma più immorale, qualcuno che non esiterebbe nell’eseguire gli ordini di Smile.dog.
Si fermi, finché è in tempo.
Sinceramente,
Mary. E.


Terence mi contattò un mese dopo, portandomi la notizia che sua moglie si era tolta la vita. Mentre stava ripulendo le diverse cose che si era lasciata addietro, chiudendo l’account e-mail et similia, si ritrovò sotto agli occhi il messaggio sopraccitato.
Era un uomo distrutto; piangeva mentre mi diceva di ascoltare il consiglio della moglie. Trovò il floppy disk, lo prese e lo bruciò, finché non ne rimase nulla se non una massa informe e puzzolente di plastica bruciata. Ciò che più l’ha disturbato, ad ogni modo, è stato il rumore provocato dal dischetto mentre questo si scioglieva. Sembrava quasi il verso di un animale, disse.
Devo ammettere che non ero sicuro su che risposta dare. Inizialmente pensai che fosse uno scherzo, con la coppia che progettava di prendersi gioco di me allo scopo di farmi impazzire. Una veloce occhiata al necrologio di un giornale online di Chicago, tuttavia, confermò che Mary fosse senza dubbio morta. Naturalmente, non c’era alcun accenno al suicidio, nell’articolo.
Decisi che, almeno per un po’, avrei lasciato perdere le investigazioni sui casi di smile.jpg, specialmente perché, alla fine del mese di maggio, mi attendevano degli esami importanti.
Ma il mondo ha uno strano modo di testarci. Quasi un anno dopo la disastrosa intervista con Mary E., ricevetti un’altra e-mail.


A: jml@****.com
Da: elzahir82@****.com
Oggetto: smile
Ciao
Ho trovato il tuo indirizzo mail grazie a una Mailing List il tuo profilo dice che sei interessato in smiledog. L’ho visto non è tanto terribile come tutti gli altri dicono te l’ho inviato giusto in questa email. Sto solo spargendo il verbo.
:)


L’ultima riga mi fece venire i brividi. Secondo la mia e-mail, c’era un file in allegato chiamato, naturalmente, smile.jpg. Valutai se scaricarlo o meno.
Probabilmente si sarebbe potuto trattare di un falso, pensai, e anche se non lo fosse stato, ero piuttosto scettico riguardo ai surreali poteri di smile.jpg. L’account di Mary E. mi ha scosso, sicuramente, ma c’era una possibilità che fosse già mentalmente instabile di suo. Dopotutto, come potrebbe una semplice immagine fare ciò che si dice smile.jpg faccia? Che razza di creatura sarebbe potuta irrompere nella mente di una persona semplicemente guardandola? E considerate cose così assurde, perché venne messa in circolazione questa leggenda?

Se avessi scaricato l’immagine, se l’avessi guardata e se si fosse scoperto che Mary aveva ragione, se Smile.dog fosse comparso nei miei incubi chiedendomi di spargere il verbo, cos’avrei potuto fare? Avrei vissuto la mia vita come Mary ha fatto, combattendo contro al bisogno di arrendersi fino alla mia morte? O avrei semplicemente sparso il verbo, necessitando di riposo? E optando per la seconda opzione, come avrei potuto farlo? A chi potrei assegnare questo fardello?
Se decidessi, com’era mia iniziale intenzione, di scrivere un breve articolo su smile.jpg,  potrei allegare l’immagine in quanto una prova, decisi. E chiunque legga l’articolo, chiunque ne abbia interesse, ne verrebbe influenzato.
E presumendo anche solo che l’immagine in allegato di smile.jpg sia innocua, sarei davvero così egoista da salvarmi in tale maniera?
Potrei mai spargere il verbo?

Sì. Sì, potrei.
Smiledog









Answer Man

Answer Man 



Answer Man è una leggenda popolare su un gioco che fanno i ragazzini in Giappone. Dicono che il gioco può invocare uno spirito maligno che risponde a qualsiasi domanda gli venga posta.



Per giocare hai bisogno di:



Dieci persone che possiedono ognuna un cellulare.



1: Raduna le dieci persone in cerchio. Ognuno deve avere il numero di cellulare della persona alla propria sinistra.



2: Dopo aver contato fino a tre, ogni persona dovrà spingere il pulsante di chiamata per contattare la persona alla loro sinistra.



3: Ognuno deve appoggiare il telefono all'orecchio e rimanere in ascolto.



Poiché tutti si stanno chiamando a vicenda nello stesso momento, tutti i telefoni dovrebbero risultare occupati e nessuno dovrebbe rispondere.



Tuttavia, una persona scoprirà che la chiamata ha misteriosamente avuto risposta e sentirà una voce dall'altro capo del filo.



Quello è l'Answer Man.



Quando sei al telefono con l'Answer Man, puoi chiedergli qualsiasi cosa. Risponderà a qualsiasi domanda sceglierai di porgli. Tuttavia, dopo averti dato la risposta, avrà una domanda per te. Si dice che se dai la risposta sbagliata o non sei in grado di rispondere, una grande mano nodosa spunti dal telefono per strappare via un pezzo del tuo corpo.




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