L'ossessione del blogger
Erano gli albori del blogging, gli anni in cui, se ciò che si scriveva era davvero interessante, i blogger potevano sul serio dire la propria e far sì che, tale opinione, venisse seriamente presa in considerazione nella vastità della rete. Esisteva un blogger, tale Bertrand Rousseau. Bertrand, come di certo avrete intuito, era un blogger francese la cui ossessione era, appunto, quella di spiccare su tutti gli altri. Gestiva, mi pare di ricordare, un blog politicamente impegnato che si occupava principalmente di temi scomodi e delicati della propria nazione, la Francia. Ora, indubbiamente, i contenuti delle sue pagine erano qualitativamente molto alti, e ciò che diceva era, chiaramente, frutto di approfondimenti e ricerche a proposito delle tematiche trattate. Ma Bertrand aveva un grande difetto. La superbia, che si sa è uno dei peggiori vizi capitali. L’ossessione del blogger era quella di smascherare, e per questo eccellere, le ingiustizie socio-politico-culturali del proprio paese ad ogni costo, senza tenere minimamente in considerazione l’opinione altrui ritenendola anzi, a parer suo, inferiore.
Questo era il motivo fondamentale per cui il suo blog faticava a decollare. Questa superbia aveva spinto il blogger a provare, infine, uno smodato odio nei confronti di coloro, che a differenza sua, avevano ottenuto riscontri positivi con le proprie rubriche online. L’invidia di Bertrand era tale che aveva finito con lo screditare i propri colleghi, con articoli colmi di risentimento e menzogne ai danni dei diretti interessati. Bramava a tal punto essere riconosciuto come icona di autorevolezza nel proprio campo che una sera, prima di coricarsi, dopo un’intera giornata trascorsa ad argomentare i propri articoli, questo lo portò a desiderare ardentemente di divenire il più grande nel proprio campo, a qualsiasi condizione. Bisogna fare a questo punto una doverosa distinzione, però, sui desideri che vengono espressi. Esistono desideri "buoni" e sono quelli in genere mossi da nobili intenti e richieste, e desideri "meno buoni" che solitamente vengono formulati per il proprio unico ed esclusivo tornaconto personale.
L’esistenza del blogger trascorse, nei mesi successivi, più o meno tranquillamente fin quando, un bel giorno, iniziò a riscontrare picchi sempre più frequenti di visualizzazioni, commenti e quant’altro concernesse i propri articoli. Nel giro di poco più di un anno l’ossessione del blogger era divenuta realtà. Ciò non fece che accrescere la smodata considerazione che l’uomo aveva di sé. Divenuto, il proprio, un blog di autorevole fama, Bertrand si vide costretto ad aprire una vera e propria redazione e ad assumere alcuni aiutanti alle proprie dipendenze, nel tentativo di far fronte alla richiesta sempre maggiore di materiale da parte dei fruitori del suo blog. I dipendenti venivano, però, trattati alla stregua di schiavi. Erano sottopagati e costretti ad orari di lavoro indecenti, i poveretti, inoltre, faticavano mesi nel tentativo di ricevere quanto gli spettasse. Nonostante l’aumento costante degli introiti generati dal Blog, Bertrand sembrava, talvolta, non volersi privare di un solo centesimo, ed i suoi dipendenti si vedevano costretti a dover lottare, sempre più frequentemente, contro la crescente avarizia del proprio datore di lavoro.
A completare il quadro generale andava aggiungendosi il fatto che l’uomo, ormai, era divenuto vittima della propria accidia, non dedicava più tempo alla scrittura degli articoli lasciando che il lavoro venisse svolto da coloro che figuravano sul suo libro paga, prendendosene, tuttavia, l’intero merito. La situazione andava precipitando e, per alcuni dei suoi aiutanti, l’intero modus operandi di Bertrand era divenuto insostenibile. Tant’è che un giorno scoppiò una violenta lite, tra uno dei suoi "aiutanti" ed il proprio datore di lavoro, che culminò in una reazione sconsiderata da parte dell blogger. Si dice che la frase che scatenò l’indignazione dell’uomo fu qualcosa di simile a questo: «Passi ormai tutto il tempo ad ingozzarti e a bere, mentre noi sgobbiamo come muli! Sei ormai schiavo della tua stessa ingordigia morale e materiale!»
Era troppo, chi poteva permettersi di rivolgersi in tale maniera al grande Bertrand Rousseau?! Lui era l’unico e vero artefice del proprio successo, nessun altro eccetto lui era in grado di stabilire cosa dovesse essere fatto ed in che modo!
In un eccesso d’ira il capo della redazione prese il primo oggetto che gli capitò a tiro, un ferma carte in ottone per la precisione, e lo scagliò in direzione del proprio sottoposto. Lo mancò di pochi centimetri, ma l’uomo indignato e schifato dal gesto di Bertrand abbandonò l’ufficio senza farvi mai più ritorno. Voglio spendere, a questo punto del racconto, alcune parole sulla figura di Bertrand Rousseau. Il blogger non è mai stato ciò che si userebbe definire "di bella presenza". Alto poco più di un metro e settanta centimetri con la propria calvizie incipiente, ed il pessimo carattere, era molto lontano da risultare attraente nei confronti del gentil sesso. Ma si sa, la fama e la ricchezza sono solite spalancare un discreto numero di porte sui vizi terreni tra cui, per l’appunto, anche quello della lussuria.
Invitato ad un ricevimento per pochi "intimi", Bertrand non mancò di cadere anche nell’ultimo peccato capitale. Circuito da una splendida e giovane donna, dopo alcuni bicchieri di troppo, si ritrovò nell’appartamento di lei. A quanto aveva lasciato intendere, la ragazza, si sarebbe sì trattenuta in sua compagnia, ma l’avrebbe fatto previo compenso. Cosa importava? Era o no uno dei più autorevoli blogger dell’intera Francia e forse d’Europa? Di certo i soldi non gli mancavano, ma un piccolo e fugace lampo gli balenò per la mente. Tale lampo, per l’appunto, non fu che un fugace baluginio di dubbio nella testa dell’uomo che, infine, si abbandonò ai piaceri della carne. Si suol dire che, in determinate circostanze, gli esseri umani di sesso maschile non dispongono di sufficiente sangue da permetterne l’afflusso a due ”organi” contemporaneamente. Mai si riscontrò caso più lampante di questo. Mentre la figura della ragazza si muoveva sul corpo di Bertrand, l’uomo, all’apice del proprio orgasmo, vide lentamente dissolversi il volto della giovane donna e tutto l’ambiente circostante. Non capacitandosi di cosa stesse succedendo d’improvviso si ritrovò nella propria stanza da letto, a casa sua. Era, tuttavia, in compagnia di qualcuno. Certo non in piacevole compagnia, come qualche istante prima, ma di certo non era solo, ed ora (vi assicuro) l’intero sangue affluiva correttamente in un solo grande organo, situato poco dietro i propri occhi.
Un distinto signore, sulla quarantina, di bella presenza avvolto in un pregiato abito di sartoria nero come la notte, era seduto a gambe accavallate su di una poltrona, poco distante dal letto in cui Bertrand si era coricato la sera in cui aveva espresso il proprio desiderio. Il fumo di una sigaretta saliva in fiotti densi ed azzurrognoli dalla mano sinistra dello sconosciuto e gli offuscava lievemente il volto, mentre un piccolo sorriso di compiacimento ne rendeva i lineamenti ancor più accattivanti. Aspirò una boccata dalla propria sigaretta e, lasciandone uscire il fumo dalle narici, pose un singolo quesito al blogger. Il tono cortese ed affabile: «Dunque Bertrand, amico mio, ci ritroviamo. Come ti è parsa la vita costellata dalla fama e dal successo, che tanto bramavi?». Incredulo, il povero Rousseau non si rese capace, su due piedi, della propria situazione motivo per cui, l’estraneo, giunse in soccorso del poveretto aggiungendo: «Non era forse ciò che avevi chiesto? Ciò che, giustamente, credevi di meritare? Infine ti è stato accordato. A quanto pare però, purtroppo, non sei stato capace di meritarlo… Ma come tu ben sai, mio prezioso amico, i contratti stipulati vanno, ad ogni modo, rispettati». Per quel che si racconta l’uomo, dall’aspetto distinto e di una bellezza quasi ultraterrena, non diede modo al povero blogger di replicare in alcun modo. Riscosse il suo debito senza bisogno di protrarsi in ulteriori spiegazioni.
Di bertrand Rousseau, ancora oggi, rimane l’involucro vuoto, l’espressione demente ed il vacuo sguardo, nel centro di sanità mentale di Bicêtre nel comune di Le Kremlin-Bicêtre, nei sobborghi meridionali di Parigi. Ma oltre l’involucro del "nostro" Bertrand rimane anche un monito per tutti coloro abbiano letto le sue vicende. Nel desiderare smisuratamente qualcosa bisogna stare molto molto attenti, perché si potrebbe, davvero, venire esauditi.
Questo era il motivo fondamentale per cui il suo blog faticava a decollare. Questa superbia aveva spinto il blogger a provare, infine, uno smodato odio nei confronti di coloro, che a differenza sua, avevano ottenuto riscontri positivi con le proprie rubriche online. L’invidia di Bertrand era tale che aveva finito con lo screditare i propri colleghi, con articoli colmi di risentimento e menzogne ai danni dei diretti interessati. Bramava a tal punto essere riconosciuto come icona di autorevolezza nel proprio campo che una sera, prima di coricarsi, dopo un’intera giornata trascorsa ad argomentare i propri articoli, questo lo portò a desiderare ardentemente di divenire il più grande nel proprio campo, a qualsiasi condizione. Bisogna fare a questo punto una doverosa distinzione, però, sui desideri che vengono espressi. Esistono desideri "buoni" e sono quelli in genere mossi da nobili intenti e richieste, e desideri "meno buoni" che solitamente vengono formulati per il proprio unico ed esclusivo tornaconto personale.
L’esistenza del blogger trascorse, nei mesi successivi, più o meno tranquillamente fin quando, un bel giorno, iniziò a riscontrare picchi sempre più frequenti di visualizzazioni, commenti e quant’altro concernesse i propri articoli. Nel giro di poco più di un anno l’ossessione del blogger era divenuta realtà. Ciò non fece che accrescere la smodata considerazione che l’uomo aveva di sé. Divenuto, il proprio, un blog di autorevole fama, Bertrand si vide costretto ad aprire una vera e propria redazione e ad assumere alcuni aiutanti alle proprie dipendenze, nel tentativo di far fronte alla richiesta sempre maggiore di materiale da parte dei fruitori del suo blog. I dipendenti venivano, però, trattati alla stregua di schiavi. Erano sottopagati e costretti ad orari di lavoro indecenti, i poveretti, inoltre, faticavano mesi nel tentativo di ricevere quanto gli spettasse. Nonostante l’aumento costante degli introiti generati dal Blog, Bertrand sembrava, talvolta, non volersi privare di un solo centesimo, ed i suoi dipendenti si vedevano costretti a dover lottare, sempre più frequentemente, contro la crescente avarizia del proprio datore di lavoro.
A completare il quadro generale andava aggiungendosi il fatto che l’uomo, ormai, era divenuto vittima della propria accidia, non dedicava più tempo alla scrittura degli articoli lasciando che il lavoro venisse svolto da coloro che figuravano sul suo libro paga, prendendosene, tuttavia, l’intero merito. La situazione andava precipitando e, per alcuni dei suoi aiutanti, l’intero modus operandi di Bertrand era divenuto insostenibile. Tant’è che un giorno scoppiò una violenta lite, tra uno dei suoi "aiutanti" ed il proprio datore di lavoro, che culminò in una reazione sconsiderata da parte dell blogger. Si dice che la frase che scatenò l’indignazione dell’uomo fu qualcosa di simile a questo: «Passi ormai tutto il tempo ad ingozzarti e a bere, mentre noi sgobbiamo come muli! Sei ormai schiavo della tua stessa ingordigia morale e materiale!»
Era troppo, chi poteva permettersi di rivolgersi in tale maniera al grande Bertrand Rousseau?! Lui era l’unico e vero artefice del proprio successo, nessun altro eccetto lui era in grado di stabilire cosa dovesse essere fatto ed in che modo!
In un eccesso d’ira il capo della redazione prese il primo oggetto che gli capitò a tiro, un ferma carte in ottone per la precisione, e lo scagliò in direzione del proprio sottoposto. Lo mancò di pochi centimetri, ma l’uomo indignato e schifato dal gesto di Bertrand abbandonò l’ufficio senza farvi mai più ritorno. Voglio spendere, a questo punto del racconto, alcune parole sulla figura di Bertrand Rousseau. Il blogger non è mai stato ciò che si userebbe definire "di bella presenza". Alto poco più di un metro e settanta centimetri con la propria calvizie incipiente, ed il pessimo carattere, era molto lontano da risultare attraente nei confronti del gentil sesso. Ma si sa, la fama e la ricchezza sono solite spalancare un discreto numero di porte sui vizi terreni tra cui, per l’appunto, anche quello della lussuria.
Invitato ad un ricevimento per pochi "intimi", Bertrand non mancò di cadere anche nell’ultimo peccato capitale. Circuito da una splendida e giovane donna, dopo alcuni bicchieri di troppo, si ritrovò nell’appartamento di lei. A quanto aveva lasciato intendere, la ragazza, si sarebbe sì trattenuta in sua compagnia, ma l’avrebbe fatto previo compenso. Cosa importava? Era o no uno dei più autorevoli blogger dell’intera Francia e forse d’Europa? Di certo i soldi non gli mancavano, ma un piccolo e fugace lampo gli balenò per la mente. Tale lampo, per l’appunto, non fu che un fugace baluginio di dubbio nella testa dell’uomo che, infine, si abbandonò ai piaceri della carne. Si suol dire che, in determinate circostanze, gli esseri umani di sesso maschile non dispongono di sufficiente sangue da permetterne l’afflusso a due ”organi” contemporaneamente. Mai si riscontrò caso più lampante di questo. Mentre la figura della ragazza si muoveva sul corpo di Bertrand, l’uomo, all’apice del proprio orgasmo, vide lentamente dissolversi il volto della giovane donna e tutto l’ambiente circostante. Non capacitandosi di cosa stesse succedendo d’improvviso si ritrovò nella propria stanza da letto, a casa sua. Era, tuttavia, in compagnia di qualcuno. Certo non in piacevole compagnia, come qualche istante prima, ma di certo non era solo, ed ora (vi assicuro) l’intero sangue affluiva correttamente in un solo grande organo, situato poco dietro i propri occhi.
Un distinto signore, sulla quarantina, di bella presenza avvolto in un pregiato abito di sartoria nero come la notte, era seduto a gambe accavallate su di una poltrona, poco distante dal letto in cui Bertrand si era coricato la sera in cui aveva espresso il proprio desiderio. Il fumo di una sigaretta saliva in fiotti densi ed azzurrognoli dalla mano sinistra dello sconosciuto e gli offuscava lievemente il volto, mentre un piccolo sorriso di compiacimento ne rendeva i lineamenti ancor più accattivanti. Aspirò una boccata dalla propria sigaretta e, lasciandone uscire il fumo dalle narici, pose un singolo quesito al blogger. Il tono cortese ed affabile: «Dunque Bertrand, amico mio, ci ritroviamo. Come ti è parsa la vita costellata dalla fama e dal successo, che tanto bramavi?». Incredulo, il povero Rousseau non si rese capace, su due piedi, della propria situazione motivo per cui, l’estraneo, giunse in soccorso del poveretto aggiungendo: «Non era forse ciò che avevi chiesto? Ciò che, giustamente, credevi di meritare? Infine ti è stato accordato. A quanto pare però, purtroppo, non sei stato capace di meritarlo… Ma come tu ben sai, mio prezioso amico, i contratti stipulati vanno, ad ogni modo, rispettati». Per quel che si racconta l’uomo, dall’aspetto distinto e di una bellezza quasi ultraterrena, non diede modo al povero blogger di replicare in alcun modo. Riscosse il suo debito senza bisogno di protrarsi in ulteriori spiegazioni.
Di bertrand Rousseau, ancora oggi, rimane l’involucro vuoto, l’espressione demente ed il vacuo sguardo, nel centro di sanità mentale di Bicêtre nel comune di Le Kremlin-Bicêtre, nei sobborghi meridionali di Parigi. Ma oltre l’involucro del "nostro" Bertrand rimane anche un monito per tutti coloro abbiano letto le sue vicende. Nel desiderare smisuratamente qualcosa bisogna stare molto molto attenti, perché si potrebbe, davvero, venire esauditi.
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